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Alisa Yoffe

A cura di

Luca Beatrice

Sofiia Kovaleva

Alisa Yoffe in azione


Alisa Yoffe mi sembra eccezionale poiché non solo osserva e registra la realtà da artista ma si impegna con essa direttamente, diventandone una protagonista.  Da un canto, il suo approccio sembra quello di un cronista che documenta la sua epoca; dall’altro, a differenza di un osservatore regolare, Alisa ci tiene a vivere l’evento anziché fornirne una descrizione esatta. Yoffe è un’artista performativa che cerca di impegnarsi in quello che sta accadendo, che sia una manifestazione politica, una riunione in sinagoga, un concerto rock, una visita al museo oppure la lettura delle ultime notizie. Il suo impulso creativo trae ispirazione da avvenimenti e impressioni personali, trasformati in un archivio visivo quasi in diretta, registrando la sua presenza come se fosse un geotag con una foto sui social media. Ad Alisa, allieva di Anatolij Osmolovskij, una delle figure chiave dell’Azionismo di Mosca, è sufficiente entrare in uno spazio (reale o digitale) per produrre un’opera d’arte. Basti citare il suo Nudo Suprematista, un vestito creato nel 2019 per una visita agli Uffizi. “Un vestito è diverso da un dipinto in quanto implica un’azione, un gesto. Alisa se lo mette per andare al museo. Uno scostamento di valori leggerissimo, eppure straordinariamente efficace! Un’azione perfetta senza alcuna violazione della legge”, dice lo stesso Osmolovskij nella sua introduzione alla mostra personale di Alisa alla Galleria Triumph nel 2019. L’artista affronta i temi politici e sociali con audacia, utilizzando il linguaggio dei social media e della cultura di massa. Nel 2016, Yoffe trasferì il suo studio nello spazio virtuale, aumentando le proprie interazioni sociali e ampliando la sua presenza in un contesto attuale. “Come si riconosce la contemporaneità di un artista? Il mondo deve vedersi nella sua opera. Un vero artista contemporaneo parla del suo tempo”, conclude lo stesso Osmolovskij. 



Il linguaggio lapidario di Alisa Yoffe si rifà alle pitture rupestri e all’arte calligrafica: spoglia l’immagine deliberatamente da ogni traccia di dettagli superflui, cercando di creare una rappresentazione esplicita e efficiente, istantaneamente riconoscibile сome un segno oppure un messaggio. Limitandosi al colore nero, manifesta la riduzione dell’immagine risalente al Quadrato nero di Kazimir Malevič — l’opera più rivoluzionaria del primo Novecento. Malevič, riducendo la pittura figurativa dell’epoca alle forme elementari basilari, capovolse anche la teoria dei valori pittorici, dimostrando che il rapporto più semplice in assoluto, quello tra il bianco e il nero, si rivela anche quello più complesso, duraturo, impenetrabile. Suprematismo a parte, il lessico stilistico di Alisa Yoffe è influenzato dalla calligrafia cinese e giapponese. “Mentre la pittura europea seguiva la via della costruzione di uno spazio tridimensionale sulla superficie della tela, impegnandosi con la prospettiva e volume, i maestri asiatici affinavano la capacità di captare e esprimere l’immagine con una singola linea o tocco di penna”, dice l’artista.  Alisa non cerca di creare volume: invece, si propone di trasformare la pittura in una protagonista spaziale, creando opere che intervengono, agiscono. Quindi, conferisce al suo nero certe qualità scultoree, quasi monumentali, separando il colore dalla tela col pensiero e immaginandolo sospeso nell’aria. 



Alisa Yoffe sviluppa ogni progetto come se fosse una capsule collection: si rivolge al proprio cloud di disegni digitali, seleziona gli elementi e ne compone i nuovi messaggi come se fossero tanti pezzi di puzzle. La libertà di scelta e compilazione di immagini permette a Yoffe di costruire la propria narrativa giocando con scale e calibri e scegliendo il ‘supporto’ giusto per ogni disegno, alterando tra tela, carta, mura, vestiti, tessuti e tante altre tecniche. Delle cose più importanti della mia vita spezzata è una mostra di 15 dipinti creati dall’inizio del 2023 appositamente per The Project Space. Il progetto comprende opere ispirate dai musei italiani oppure risalenti alla situazione italiana di oggi. Esiliata da più di un anno, Yoffe percepisce la guerra in Ucraina come un fattore definitivo delle realtà di oggi che ha contribuito a cambiare drasticamente le vite di milioni di persone, compresa la sua. Lasciando la Russia, si è ritrovata spaesata, nel mezzo di un contesto culturale nuovo e sconosciuto, nei panni di un’estranea che deve per forza adattarsi, integrarsi e scoprire nuovi mezzi di espressione. La sua esperienza si è tradotta in alcuni documenti di resistenza sociale, repressioni e manifestazioni: la Detenzione è un ricordo di una manifestazione di protesta a Mosca, mentre Protesta appartiene già al suo periodo georgiano. La figura con lo striscione fu persino usata da una pubblicazione tedesca sui disordini in Georgia. L’Aereo invece propone una delle immagini iconiche della guerra in Ucraina: è già da più di un anno che la gente lì sta imparando a vivere con le sirene dell’allarme aereo giorno e notte, cercando rifugio in sotterranei e ricoveri. Basti pensare che ancora prima di questa guerra, nel 2014, sul volo MH17 abbattuto sopra il territorio di Donetsk rimasero uccise 298 persone completamente innocenti. Alisa Yoffe cerca di essere sempre precisa e concreta, eppure ci tiene a lasciare un margine di interpretazione e fantasia anche al suo pubblico. In particolar modo, Occhio sarebbe interpretato come un simbolo di controllo dispotico, un riferimento al Grande Fratello di Orwell nel 1984 oppure l’Occhio di Sauron nel Signore degli Anelli di J.R.R. Tolkien, ma ricorda anche i sistemi di sorveglianza installati ovunque a Mosca per catturare e sopprimere ogni dissenso. L’occhio che ci fissa sarebbe anche un punto di vista dal di fuori su coloro che, avendo lasciato la Russia, mancano i codici culturali e conoscenze linguistiche e si stagliano contro il nuovo ambiente che probabilmente ci osserva, aspettando una presa di posizione chiara nei confronti degli ultimi eventi del Paese al quale non apparteniamo più.



L’artista ha cercato di rappresentare anche degli atti di creazione per contrapporsi alla distruzione in corso. Prugna, Albero, Venere e Cuore costituiscono un’affermazione di vita e di forza d’amore, della voglia di resistere e preservarsi nonostante la spietata violenza. Le stesse opere si riferiscono a temi chiave del lavoro di Yoffe quali sessualità e gender. L’artista concepisce queste opere come potenziali prototipi di sculture, un nesso con il patrimonio di Pietrasanta. Se avesse potuto, avrebbe dipinto nell’area oppure tolto le figure dalle loro tele per presentarle come oggetti autonomi. 



Le due nicchie simmetriche a fianco dell’entrata contengono le copie di due crocefissi importanti eseguite da Yoffe durante il suo viaggio italiano del 2019: La Crocifissione di Nardo di Cione della Galleria degli Uffizi e Deposizione dalla Croce della chiesa di San Maurizio al Monastero Maggiore. Le opere sono collocate negli incavi in modo da essere separate dall’insieme della mostra, avvolte da un silenzio che conferisce loro un’ulteriore sacralità, invitando lo spettatore ad avvicinare e cercare la solitudine di un confessionale. La Crocifissione di Nardo di Cione rappresenta Gesù sulla croce, mentre la Deposizione ce lo mostra mentre viene staccato. L’artista è affascinata dallo svolgimento degli eventi, scomponendoli in sequenze, registrando ogni piccola fase dei movimenti. Yoffe sceglie di includere queste copie per un motivo, iniziando un dialogo tra l’arte classica e quella contemporanea, ma pure tra diverse narrative di sofferenza, speranza e redenzione. Una proiezione, quindi, delle sue esperienze di oggi sulle famose immagini del patrimonio culturale italiano. 



La serie dei quattro dipinti di Tuffolino merita un’attenzione speciale. Tuffolino è un personaggio dei fumetti dell’epoca di Mussolini che prese il posto di Topolino dal momento che il governo fascista censurò ogni infiltrazione americana. L’unico a salvarsi da questa epurazione, per i primi anni, fu Topolino, molto amato dai figli del duce. Ciononostante, nel 1942 fu rimpiazzato da un personaggio umano dal nome Tuffolino, e alcuni mesi dopo la pubblicazione delle strisce fu sospesa. Quando il giornale rilanciò nel 1945, con la caduta del governo fascista, Topolino e gli altri personaggi Disney erano di nuovo pubblicabili e Tuffolino sparì. L’episodio della storia italiana è in molti aspetti simile alla situazione sovietica della Guerra Fredda come pure a quella della Russia di Putin. Il potere degli autocrati, seppure non duraturo, è sfortunatamente quasi assoluto, e il popolo inorridito e impotente si vede tolti anche i personaggi innocui dei cartoni animati. Questa serie, dunque, è una riflessione sulle implicazioni delle autocrazie nell’ambito dei media e della cultura contemporanea. L’artista registra la deformazione del personaggio man mano che occorre, scomponendolo di nuovo in sequenze e indagando la temporalità della pittura. 



Delle cose più importanti della mia vita spezzata è indubbiamente un progetto contro la guerra che, presentato in una galleria italiana, si riferisce alle tradizioni e il patrimonio dell’Italia. Da testimone degli ultimi eventi storici, Alisa ne prende parte e se ne rende protagonista, documentando la propria presenza nel momento attuale. 



Sofiya Kovaleva



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