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Brice Esso Enfance perdue

A cura di Alessandro Romanini

Enfance perdue è una mostra che raccoglie un ciclo di opere scultoree e pittoriche dell’artista ivoriano, in linea con la poetica che l’ha reso famoso, realizzate secondo tecniche e materiali “classici, tramandati di generazione in generazione sin dal Rinascimento in Italia, ma con un’iconografia frutto di un’analisi accurata delle radici identitarie e culturali africane in generale e ivoriane in particolare. Volti infantili, ritratti psicologi e maschere di un’umanità dolente ma mai doma, realizzati in pietre diverse, spesso segnati da forme d’identificazione (scarificazioni), dagli occhi chiusi, sospesi in una dimensione fra sogno, riflessione e auspicio, che oscillano fra il ricordo di un passato ancestrale, non sempre positivo e la speranza di un futuro che riservi spazi e tempi di uguaglianza e rispetto, calati in una temporalità sospesa e indefinita, che gli fa assumere una valenza universale, perché pescano nella memoria collettiva.

Un’infanzia perduta, spesso idealizzata anche se tatuata nello spirito in tutta la sua complessità, legata a quella che Cheik Amidou Kane chiama “L’ambigua avventura”, connotata da una duplice natura (coloniale e africana), un’infanzia nomade suo malgrado, chiamata a un viaggio continuo (fisico e mentale) a cui si chiede adesso di affrontare i traumi del “coming of age”, per raccontare finalmente la propria storia attraverso il loro sguardo e non quello degli occidentali, affrancandosi da quella dimensione pauperistica e catastrofica dell’Afro-Calypse che connota la strategia mediatica sul continente africano. Dipinti che dimostrano una capacità di fondere armonicamente l’istanza figurativa e quella astratta dando vita a un ricco universo simbolico e di forme, che articolano un registro solo apparentemente ludico.

Un linguaggio ibrido che dimostra allo stesso tempo l’approfondimento e l’esercizio su quella che è la tradizione pittorica africana. 

La Lis10 Gallery continua il suo percorso di ricerca e promozione del ricco panorama artistico contemporaneo africano proponendo un’artista che ha dimostrato di sapersi muovere agilmente a cavallo fra il retaggio coloniale e l’identità storica, fra una cultura cosmopolita e un universo di riti e miti africani, di districarsi con disinvoltura fra tecniche e materiali diversi con un naturale atteggiamento post-mediale, sintetizzando in una formula armonica il vissuto (a volte anche traumatico) personale e la riflessione esistenziale, storia e cronaca.

Reduce da un ciclo di importanti mostre fra New York, Costa d’Avorio, Italia, Russia e Nigeria, Brice Esso, in attesa di un ciclo di mostre internazionali che lo attendono nel 2024, propone a Parigi anche un nuovo ciclo di opere che indagano allo stesso tempo la dimensione biografica e lo zeitgeist, elevando entrambe le istanze a livello di riflessione a carattere storico e di estrema attualità.

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