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DAVID PAOLINETTI
BLACK NAÏF

A cura di

Alessandro Romanini


The Project Space

L’artista dopo numerose peregrinazioni con mostre ed esperienze in vari paesi – da Berlino a Bruxelles – torna ad esporre nella sua città natale, tentando di contraddire il famoso adagio “nemo profeta in patria”.

La mostra, costituita da opere inedite, esposte per la prima volta, consiste di 4 dipinti di grandi dimensioni, 30 disegni e 22 sculture di piccole e medie dimensioni, che fanno parte dell’ultima serie prodotta a partire dai primi disegni realizzati durante il lock-down, che l’artista ha voluto riunire sotto il titolo di “Black Naïf”.

Il colore del titolo accenna a un universo alternativo a quello razionale della società occidentale, oscuro rispetto alla luce accecante dei mass media e del mondo digitale, opposto alla pervasiva pioggia di immagini prive di significato che ci bombardano ogni giorno.

“Credo sia compito dell’artista oggi, in questa congiuntura storica all’insegna della crisi, aggravata dal distanziamento sociale imposto dal fenomeno pandemico e dagli eventi bellici, illustrare aspetti meno autarchici e esteticamente anestetizzati” commenta l’artista.

La razionalità e la scienza come ha più volte testimoniato Paolinetti, hanno dimostrato di escludere molte forme di conoscenza solo perché non possono essere tecnicamente comprovate, perdendo contatto con la complessità della nostra esistenza reale, così l’arte va a ricrearsi universi alternativi ma verosimili.

Sono gli aspetti più oscuri, legati alla dimensione del dubbio e del fallimento, all’ignoto e allo spaventoso, rimossi sistematicamente dal sistema cognitivo dalla nostra società dell’eterna giovinezza e dell’eterno presente di internet e social network, che interessano all’artista e di cui i personaggi delle sue opere diventano protagonisti.

I giovanissimi personaggi di Paolinetti, sospesi in una terra di confine fra infanzia e pre-adolescenza, che rifiutano i compromessi e l’aridità dell’età adulta sono testimoni partecipi e non giudici di un fallimento rifiutato dell’antropocene.

La nudità, gli atteggiamenti e le ambientazioni da fairy tale, contrastano con uno stile espressionista senza concessioni alla decorazione (nelle pitture e nei disegni) e con la texture crepata della pelle dei personaggi (nelle sculture in ceramica).

Il termine naïf del titolo, non allude letteralmente alla semplicità e al candore ma a un’istintualità come elemento positivo caratteristico dell’infanzia, elemento eversivo non corrotto dalle induzioni della società.

L’universo creativo dell’artista, che sostiene la narrazione visiva messa in campo dalle sue opere, è particolarmente complesso e articolato.

Le fonti spaziano dalle opere espressioniste dei conterranei come Lorenzo Viani e Ottone Rosai passando per un legame quasi filiale con Grünewald, dove trovano spazio anche le illustrazioni di John Tiennel per Alice nel Paese delle Meraviglie di Carroll e le relazioni madre-figlio dipinte da Käthe Kollwitz e non trascura figure contemporanee come Paul McCarthy, Mike Kelley, Tal R, Jonathan Meese, Miriam Cahn e altri della famiglia artistica dallo stile “acido” e dalla visione impietosa.

I richiami letterari sono anch’essi ampi e articolati , oltre al suddetto Lewis Carrol sicuramente il libro “Puer Aeternus” di James Hillman e un compendio dei temi trattati da Paolinetti è rintracciabile in un caposaldo come “La carne, la morte e il diavolo” di Mario Praz.

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