La mostra curata da Annalisa Bugliani e Alessandro Romanini, unisce opere degli artisti Carlo Galli, Neve e Ozmo e intende fare il punto su una delle tendenze più originali e innovative del panorama artistico internazionale,l’Urban Art.
Sotto questa definizione di comodo si riuniscono le varie istanze originarie delle dinamiche militanti della fasepionieristica, dalle tag di Taki 183 e Rammelzee a New York negli anni '70 e gli interventi murali di rivendicazioneidentitaria dei Chicanos di Los Angeles, alle azioni muraliste vietate di street art di Keith Haring (Subway Drawing)e Samo - futuro Basquiat - fino agli interventi nel nostro paese nei centri sociali o nelle rassegne di settore.
Tre artisti, Galli, Neve e Ozmo, che, al netto delle differenze stilistiche, tecniche e anagrafiche condividonol’interesse primario per gli interventi nello spazio pubblico, quello “Street Spirit” che si manifesta nelle loro operenella forma più evoluta.
La terza fase quella della maturità rappresentata dai tre artisti in mostra, che hanno vissuto in prima persona glistadi precedenti, li vede in possesso di un proprio stile peculiare che declinano sia negli interventi urbani pubbliciche in quelli promossi da importanti brand e non ultimi nelle opere pittoriche su tela e tavola da esporre nel circuitodegli spazi artistici.
Una conquistata maturità stilistica, relazionale e comunicativa che non gli impedisce di mantenere quello spiritooriginale “stradale”, che si caratterizza per un’urgenza espressiva, il riciclo e l’utilizzo di tecniche e materialieconomici all’insegna di una filosofia DIY (Do-It-Yourself) e soprattutto la solida vocazione a realizzare opere chesi rivolgono al versante pubblico, alla dimensione sociale, connotate da un’aura estetica ed etica allo stessotempo.
I tre artisti si caratterizzano anche per una solida formazione culturale, che dalle Accademie di Belle Arti li ha visticontinuare a indagare senza sosta i vari aspetti della storia dell’arte occidentale e delle altre latitudini.
Con le differenze anagrafiche che li distinguono, i tre artisti hanno elaborato il loro stile sulla scorta degli anni '90,in fuga dagli eccessi edonistici - iconografici del decennio precedente, meditando sull’eredità pittorica Trans el’onda lunga del postmoderno e soprattutto sugli impulsi della “street culture” che arrivavano in Italia dagli USA.
Anni '90 come golden age della cultura di strada, che unisce B-Boying o break dance writing, Djing e rapinfluenzando cinema, moda, editoria, musica e il resto delle arti.
Un coacervo di inediti stimoli provenienti dal Bronx colpisce la giovane generazione creativa nell’ultimo decenniodel Secolo Breve, che li assorbe e rielabora in una versione nostrana.
Dal tour mondiale di Afrika Bambaata al brano Buffalo Gals di McLaren, ai film Wild Style e Beat Street, alla primamostra epocale della street culture newyorkese “Arte di Frontiera. New York Graffiti” curata dalla compiantaFrancesca Alinovi con un catalogo Mazzotta divenuto oggetto di culto presso la comunità dei giovani artisti.
Per la prima volta in Italia, a Bologna, sono visibili le opere “street spirit” di Haring, Rammelzee, Crash, Basquiat,Daze, Scharf e le prime crew italiane si riuniscono per fare writing e rap, al muretto in Corsia dei Servi a Milano, inGalleria Colonna a Roma e ai marmi del Teatro Regio di Torino, i centri sociali come incubatori per chi ha la “Streetof Mind”, Leoncavallo a Milano,
Forte Prenestino a Roma, l’Isola nel Kantiere
a Bologna ecc..
Arriva il primo album rap interamente in italiano nel 1992, “Terra di Nessuno” degli Assalti Frontali esce nel 1991“AL-Alleanza Latina” la prima fanzine hip hop nostrana e Speeker Dee Mo dopo il successo del brano “Sfida alBuio” si dedica in esclusiva al writing.
Questo e molto di più sono gli anni '90, la golden age, il brodo di cultura dove si è formata la generazione creativadi cui fanno parte gli artisti in mostra, affrancati dai rigidi schemi e pregiudizi di molta arte contemporanea.
Caratteristica comune è anche quella di saper coniugare in maniera sinergica le varie discipline espressive, ladimensione pittorica con quella della sintassi dello spazio pubblico, architettura e design.
Ozmo, Gionata Gesi (Pontedera 1975) è una figura “storica” del panorama della street art in Italia, che dalla fasemilitante degli interventi “non-autorizzati” ha sviluppato uno stile personale frutto dell’armonico incrocio fral’appropriazione e rielaborazione di elementi iconografici prelevati dai vari ambiti della mediasfera e sapientementestilizzati in chiave espressiva e semantica.
È un’operazione che incrocia saper fare tecnico, semiologia, conoscenze massmediologiche e storico-artistica,attenzione per la sfera pubblica quella che connota la sua poetica e che lo ha portato a realizzare interventi nei 5continenti, da Miami, Chicago a Londra, da Shanghai a New York e Parigi, passando per il Brasile e Capo Verde elo hanno visto esporre le proprie opere in spazi museali come il Macro a Roma, il Museo del Novecento e il Pac aMilano e in spazi iconici come la Pure Evil Gallery di Londra.
Neve, alias di Danilo Pistone (Torino 1986), figura di rilievo del panorama neomuralista, si caratterizza per unaspiccata attitudine sperimentale manifestata precocemente, che lo ha portato ad assimilare diverse formeespressive solo apparentemente distanti, passando attraverso il graffitismo tout-court la street art, la performanceconcettuale a fianco di artisti di vaglia come Marcello Maloberti fino a un meditato approdo a un neoaccademismoclassicista, che vede nel disegno la colonna vertebrale della struttura espressiva e nel sapiente dosaggio dellaluce, memore della lezione dei maestri del passato, il fulcro delle dinamiche creative.
Come i colleghi ha uno “street spirit” che lo riconduce all’asfalto come luogo di confronto e osservazione e anchedi azione, come testimoniano i suoi interventi recenti frutto delle collaborazioni con brand come Eni, Campari,Fabriano e Michelin.
Carlo Galli (Pietrasanta 1981) ha saputo stratificare le varie esperienze artistiche maturate nel corso degli anni,che includono anche l’attività scultorea, quella scenografica e di designer per il Carnevale di Viareggio oltre aquelle intense e continuative in ambito pittorico e di intervento nello spazio pubblico.
Galli unisce armonicamente uno spirito ludico-eversivo di ascendenza dadaista con un atteggiamento apollineoche fa leva sulla razionalità analitica di stampo gestaltico propria di correnti come l’optical art e l’arte cinetica, chefanno leva direttamente sulla struttura percettiva dell’osservatore.
La prima caratteristica si manifesta anche nella scelta dei materiali e delle tecniche non-ortodossi, utilizzate, chevede nastri di recinzione in plastica, nastro adesivo di per segnalazioni di emergenze, telacamere di sorveglianzariconvertite in strumenti espressivi, che immergono lo spettatore in un’atmosfera emergenziale e di continuoriassetto delle dinamiche sensoriali.
Reiterazione dei patterns, remix culturale e iconografico, fluttuazioni cromatiche e semantiche, articolazionigeometriche e percettive, si dispiegano nelle opere - pubbliche e da galleria- generando un linguaggio ibrido frapittura, design e architettura, andando a costituire uno stile originale, che lo ha portato a lavorare su scala internazionale.